Il Tempio di Ercole

di Montorio al Vomano

 

 

(il testo che segue è riportato su una tabella informativa

lungo il sentiero attrezzato da Montorio verso monte,

nel Parco fluviale del Vomano)

La scoperta di un tempio dedicato ad Ercole è da attribuirsi a Felice Barnabei nel 1865.

I resti sorgono alla sponda sinistra del fiume Vomano su di un piano che negli anni precedenti il ritrovamento era in gran parte coltivato.

Il lavoro dell'aratro aveva già riportato alla luce mattoni rotti, tegole infrante, pezzi di vasi, frammenti di lucerne e di vetri policromi, pietre lavorate che, quale un ingombro qualsiasi, erano state ammucchiate, alla rinfusa, in un medesimo luogo, dai contadini infastiditi di tanti rottami, che intralciavano il loro lavoro.

Nemmeno il ritrovamento di alcune monete ebbe il potere di suscitare curiosità da parte dei villani, la quale di colpo fu finalmente destata, dall'apparire in superficie di una lastra di marmo, bucata nel mezzo.

Riferisce il Barnabei "i contadini, avendo subito immaginato che quello fosse un luogo dove si nascondesse un tesoro, lasciato l'aratro, di diedero a scavare come disperati; e di niente altro occupandosi, che di trovare i denari che credevano lì vicino, tutto ciò che incontravano distruggevano presto, come cose che ritardavano anche di un momento la scoperta del tesoro".

Quando la zappa dei contadini, incolleriti per la mancanza o ritardata scoperta del tesoro, aveva già distrutto gran parte dei vecchi muri, che dai ruderi rimasti dovevano essere assai bene conservati, arrivò il proprietario del terno, il quale arrestò bruscamente il cieco furore dei villani, e resosi conto dell'importanza degli oggetti apparsi, fece fare più diligenti ed oculate ricerche che misero in luce un bellissimo pavimento quadrato, delimitato dai predetti muri, fatto di mosaico bianco, delimitato da una striscia nera che lo determinava intorno, e con una iscrizione lunga più sette palmi, con caratteri di mosaico assai ben conservati.

Sventuratamente, prima che si scendesse al piano del mosaico, la zappa dei contadini aveva già distrutto gran parte delle mura che lo circondavano, e, nel muro di fronte all'entrata, disfatta l'edicola, dove una volta era collocata la statua del nume protettore.

 

<<< home